Domanda:
Ciaooo!Scusate!biografia Verdi :)?
Cherry Vanilla★
2010-06-08 06:53:49 UTC
Ciao ciao :)
per favore mi dite qualcosa su Giuseppe Verdi??La biografia.
xò nn cose prese da wikipedia!
è urgente!grazie in anticipo :D
Sei risposte:
Princess Sofia
2010-06-08 07:35:26 UTC
ciaooo

allora...

giuseppe verdi?

nasce a Rancole di Busseto, in provincia di parma nel 1813 da una famiglia di modeste condizioni economiche, infatti, può studiare musica grazie all'interessamento di un commerciante locale, che gli permette di recarsi a milano con una borsa di studio!

fallito il tentativo di entrare in conservatorio studia privatamente: tenace e instancabile nel 1830 riesce a far rappresentare al Teatro della Scala la sua prima opera, Oberto conte di San Bonifacio, che ottenne un buon successo.

dopo alcuni anni difficili, il nome di verdi diventa improvvisamente celebre a milano e non soltanto fra gli appassionati di lirica: nel 1842 và infatti in scena Nabucodonosor, che suscita autentici entusismi popolari.

l'improvvisa fama verdi porta a contatto con ambienti intellettuali e coinvolti negli ideali di libertà nazionale che agitano le coscienze di quegli anni. da questo momento la sua carriera prsegue senza ostacoli, scandita da numerose opere che il musicista compone nel giro di pochi anni. divenuto ormai il protagonista assoluto della scena operistica italiana, conteso dai molti teatri, verdi dà vita, tra il 1851 e il 1853, alle sue creazioni più popolari: Rigoretto, Il Trovatore e La Troviata. la sua ispirazione prosegue anche negli anni successivi, lasciandoci veri e propri capolavori, fra i quali ricordiamo: Don Carlos, Aida, Otello e infine Falstaff, composto dal musicista ormai ottantenne.

verdi muore a milano nel 1901 e una gran folla testimonia la propria riconoscenza verso l'artista partecipando agli imponenti funerali. questo estremo attaccamento si spiega con il ruolo che la musica verdiana ha svolto: attraverso l'epoca risorgimentale è stata capace di esprimere con chiettezza le aspirazioni e gli entusiasmi di un'intera epoca, utilizzando un linguaggio semplice ma dotato di grande efficacia drammatica.

infine ti vorrei anche ricordare che a quell'epoca si era sotto il dominio straniero, perciò quando il popolo invocava Verdi dicendo: VIVA VERDI! si invocava Vittorio Emanuele! perciò era una forma di doppio significato... anche se verdi fu realmente importante!!!

ciao!!!
?
2010-06-08 14:39:58 UTC
Francesco Verdi nasce il 10 ottobre 1813 a Roncole di Busseto, in provincia di Parma. Il padre, Carlo Verdi, è un oste, la madre invece svolge il lavoro della filatrice. Fin da bambino prende lezioni di musica dall'organista del paese, esercitandosi su una spinetta scordata regalatagli dal padre. Gli studi musicali proseguono in questo modo sconclusionato e poco ortodosso fino a quando Antonio Barezzi, commerciante e musicofilo di Busseto affezionato alla famiglia Verdi e al piccolo Giuseppe, lo accoglie in casa sua, pagandogli studi più regolari ed accademici.



Nel 1832 Verdi si trasferisce quindi a Milano e si presenta al Conservatorio, ma incredibilmente non viene ammesso per scorretta posizione della mano nel suonare e per raggiunti limiti di età. Poco dopo viene richiamato a Busseto a ricoprire l'incarico di maestro di musica del comune mentre, nel 1836, sposa la figlia di Barezzi, Margherita.



Nei due anni successivi nascono Virginia e Icilio. Intanto Verdi comincia a dare corpo alla sua vena compositiva, già decisamente orientata al teatro e all'Opera, anche se l'ambiente milanese, influenzato dalla dominazione austriaca, gli fa anche conoscere il repertorio dei classici viennesi, soprattutto quello del quartetto d'archi.



Nel 1839 esordisce alla Scala di Milano con "Oberto, conte di San Bonifacio" ottenendo un discreto successo, purtroppo offuscato dall'improvvisa morte, nel 1840, prima di Margherita, poi di Virginia e Icilio. Prostrato e affranto non si dà per vinto. Proprio in questo periodo scrive un'opera buffa "Un giorno di regno", che si rivela però un fiasco. Amareggiato, Verdi pensa di abbandonare per sempre la musica, ma solo due anni più tardi, nel 1942, il suo "Nabucco" ottiene alla Scala un incredibile successo, anche grazie all'interpretazione di una stella della lirica del tempo, il soprano Giuseppina Strepponi.



Iniziano quelli che Verdi chiamerà "gli anni di galera", ossia anni contrassegnati da un lavoro durissimo e indefesso a causa delle continue richieste e del sempre poco tempo a disposizione per soddisfarle. Dal 1842 al 1848 compone a ritmi serratissimi. I titoli che sforna vanno da "I Lombardi alla prima crociata" a "Ernani", da "I due foscari" a "Macbeth", passando per "I Masnadieri" e "Luisa Miller". Sempre in questo periodo, fra l'altro, prende corpo la sua relazione con Giuseppina Strepponi.



Nel 1848 si trasferisce a Parigi iniziando una convivenza alla luce del sole con la Strepponi. La vena creativa è sempre vigile e feconda, tanto che dal 1851 al 1853 compone la celeberrima "Trilogia popolare", notissima per i tre fondamentali titoli ivi contenuti, ossia "Rigoletto", "Trovatore" e "Traviata" (a cui si aggiungono spesso e volentieri anche "I vespri siciliani").

Il successo di queste opere è clamoroso.

Conquistata la giusta fama si trasferisce con la Strepponi nel podere di Sant'Agata, frazione di Villanova sull'Arda (in provincia di Piacenza), dove vivrà gran parte del tempo.



Nel 1857 va in scena "Simon Boccanegra" e nel 1859 viene rappresentato "Un ballo in maschera". Nello stesso anno sposa finalmente la sua compagna.



Alla sua vita artistica si aggiunge dal 1861 anche l'impegno politico. Viene eletto deputato del primo Parlamento italiano e nel 1874 è nominato senatore. In questi anni compone "La forza del destino", "Aida" e la "Messa da requiem", scritta e pensata come celebrazione per la morte di Alessandro Manzoni.



Nel 1887, all'incredibile età di ottant'anni, dà vita all'"Otello", confrontandosi ancora una volta con Shakespeare; nel 1893 con l'opera buffa "Falstaff", altro unico e assoluto capolavoro, dà addio al teatro e si ritira a Sant'Agata. Giuseppina muore nel 1897.



Giuseppe Verdi muore il 27 gennaio 1901 presso il Grand Hotel et De Milan, in un appartamento dove era solito alloggiare durante l'inverno. Colto da malore spira dopo sei giorni di agonia. I suoi funerali si svolgono come aveva chiesto, senza sfarzo né musica, semplici come la sua vita era sempre stata.
anonymous
2010-06-08 14:11:14 UTC
Giuseppe Verdi nacque a Roncole, vicino a Busseto (nel Ducato di Parma), il 10 ottobre 1813 da una famiglia umile: i suoi genitori lavoravano in una osteria di campagna. Quando era ancora un bambino, un droghiere, grossista di suo padre, Antonio Barezzi, amante della musica e presidente della Filarmonica di Busseto, si accorse che il piccolo Giuseppe aveva un talento particolare per la musica e gli pagò le prime lezioni private affinché questo talento fosse sviluppato.



Verdi fece pratica nella chiesa di Busseto, ma venne il momento che il piccolo paese natale si dimostrò troppo stretto, e aiutato dallo stesso Barezzi, decise di presentarsi al Conservatorio di Milano; non riuscì tuttavia a superare l’esame di ammissione (per ironia della sorte, oggi quel conservatorio porta il suo nome). Verdi aveva 19 anni; non si dette per vinto e grazie ad una borsa di studio del Monte di Pietà di Busseto, oltre all’aiuto economico di Barezzi, cominciò ad entrare nel mondo della Scala: prima attraverso le lezioni private del cembalista Vincenzo Lavigna, e poi assistendo alle rappresentazioni.



Nel 1836 vinse il concorso di maestro di musica del comune di Busseto e lo stesso anno sposò la figlia del suo benefattore, Margherita Barezzi, da cui ebbe due figli: Virginia e Icilio. Il lavoro sicuro e lo stipendio fisso non soddisfacevano però il sogno milanese di Verdi, che decise di tornare a Milano con la famiglia. Finalmente nel 1840 Verdi riuscì a far rappresentare al Teatro alla Scala la sua prima opera: Oberto Conte di San Bonifacio, che riscosse un discreto successo. Purtroppo cominciò allora un periodo davvero triste e difficile: morirono prima i figli e poi in seguito la moglie Margherita, a cui Verdi era legato da un profondo affetto; proprio allora gli era stata commissionata un’opera comica Un giorno di regno, che, andata in scena, si rivelò un cocente e clamoroso fiasco.



Verdi dichiarò che non avrebbe più composto musica; tuttavia una nuova occasione gli si presentò allorché l’impresario della Scala, Bartolomeo Merelli, gli consegnò un libretto dalla storia interessante: era il Nabucco. In pochissimo tempo l’opera fu pronta e fu un trionfo (1842). Il coro del Nabucco ebbe un successo strepitoso e veniva cantato e suonato perfino per le strade. Nel frattempo Verdi aveva conosciuto due donne importantissime nella sua vita: la soprano Giuseppina Strepponi, che sarebbe diventata la sua compagna e poi la sua seconda moglie, e la contessa Clarina Maffei, un’amica carissima grazie alla quale poté entrare nei salotti milanesi.



L’opera successiva al Nabucco, I Lombardi alla Prima Crociata, fu un altro successo, sebbene duramente censurato dal governo austriaco, poiché, insieme al Nabucco, era stato rivisitato in chiave patriottica dagli italiani che volevano la libertà dall’impero asburgico.



Dopo Giovanna d’Arco, Verdi si allontanò dalla Scala e da Milano: si recò prima a Parigi e nel 1849 tornò a Busseto insieme a Giuseppina, divenuta ormai la sua compagna. Molte voci girarono su questo rapporto e sulla convivenza dei due, ufficializzata con il matrimonio solo nel 1859. In questi anni Verdi scrisse la cosiddetta trilogia popolare: Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata.



Nel frattempo fu finalmente pronta la villa di Sant’Agata, a Villanova d’Arda, dove Verdi e la moglie si trasferirono definitivamente: una dimora bellissima circondata da un grande parco, curato da Verdi stesso.



Nel 1869, con La forza del destino, Verdi segnò il suo ritorno alla Scala, da cui non si allontanò mai più; strinse inoltre un’intensa amicizia con Teresa Stolz, trasformatasi ben presto in qualcosa di più: il soprano boemo fu la prima e più grande interprete dell’Aida (1872).



Durante la sua attività di musicista e compositore, Verdi trovò anche il tempo di dedicarsi agli altri, di pensare a chi aveva più bisogno: nel 1888 inaugurò un ospedale a Villanova D’Arda, da lui interamente finanziato; nel 1880 comprò il terreno per costruire quella che ancora oggi è la Casa di Riposo per musicisti, terminata nel 1899 (ma finché visse volle tenerla chiusa, perché non voleva essere ringraziato da nessuno!).



Nel 1893, Verdi dette l’addio al teatro con la sua unica opera comica, il Falstaff; quattro anni dopo morì la Strepponi, e Verdi passò gli ultimi anni della sua vita all’Hotel de Milan, dove morì il 27 gennaio 1901.
anonymous
2010-06-08 13:58:20 UTC
Giuseppe Fortunino Francesco Verdi (Roncole Verdi, 10 ottobre 1813 – Milano, 27 gennaio 1901) è stato un compositore italiano, autore di melodrammi che fanno parte del repertorio operistico dei teatri di tutto il mondo.



Giuseppe Verdi nacque nelle campagne di Roncole, una frazione di Busseto in provincia di Parma, il 10 ottobre 1813 da Carlo, oste e rivenditore di generi alimentari, e Luigia Ottini, filatrice. Carlo proveniva da una famiglia di agricoltori piacentini (stesse origini della moglie) e, dopo aver messo da parte un po' di denaro aveva aperto una modesta osteria nella casa di Roncole, la cui conduzione alternava al lavoro dei campi. L'atto di nascita fu redatto in francese, appartenendo in quegli anni Busseto e il suo territorio all'Impero francese creato da Napoleone.



Pur essendo un giovane di umile condizione sociale, riuscì tuttavia a seguire la propria vocazione di compositore grazie alla buona volontà e al desiderio di apprendere dimostrato. L'organista della chiesa di Roncole, Baistrocchi, lo prese infatti a benvolere e gratuitamente lo iniziò allo studio della musica e alla pratica dell'organo. Più tardi, Antonio Barezzi, un negoziante amante della musica e direttore della locale società filarmonica, convinto che la fiducia nel giovane non fosse mal riposta, divenne suo mecenate e protettore aiutandolo a proseguire gli studi intrapresi.



La casa natale di Giuseppe VerdiVerdi manifestò precocemente il proprio talento musicale, come testimonia la scritta posta sulla spinetta dal cembalaro Cavalletti, che nel 1821 la riparò gratuitamente "vedendo la buona disposizione che ha il giovinetto Giuseppe Verdi d'imparare a suonare questo istrumento". La prima formazione del futuro compositore avvenne tuttavia sia frequentando la ricca biblioteca della Scuola dei Gesuiti a Busseto, ancora esistente, sia prendendo lezioni da Ferdinando Provesi, maestro dei locali filarmonici, che gli insegnò i principi della composizione musicale e della pratica strumentale. Verdi aveva solo quindici anni quando, nel 1828, una sua sinfonia d'apertura venne eseguita, in luogo di quella di Rossini, nel corso di una rappresentazione de Il barbiere di Siviglia al teatro di Busseto. Nel 1832 si stabilì a Milano, grazie all'aiuto economico di Antonio Barezzi e ad una "pensione" elargitagli dal Monte di Pietà di Busseto. A Milano tentò inutilmente di essere ammesso presso il locale prestigioso Conservatorio e fu per diversi anni allievo di Vincenzo Lavigna, maestro concertatore alla Scala. Nel 1836 sposò Margherita Barezzi, ventiduenne figlia del suo benefattore, con la quale due anni più tardi andò a vivere a Milano, in una modesta abitazione. Nel 1839 riuscì finalmente, dopo quattro anni di lavoro, a far rappresentare la sua prima opera alla Scala: era l'Oberto, Conte di San Bonifacio, su libretto originale di Antonio Piazza, largamente rivisto e riadattato da Temistocle Solera. L'Oberto era un lavoro di stampo donizettiano, ma alcune sue peculiarità drammatiche piacquero al pubblico tanto che l'opera ebbe un buon successo e quattordici repliche.
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2010-06-08 13:56:43 UTC
Giuseppe Verdi nacque nelle campagne di Roncole, una frazione di Busseto in provincia di Parma, il 10 ottobre 1813 da Carlo, oste e rivenditore di generi alimentari, e Luigia Ottini, filatrice. Carlo proveniva da una famiglia di agricoltori piacentini (stesse origini della moglie) e, dopo aver messo da parte un po' di denaro aveva aperto una modesta osteria nella casa di Roncole, la cui conduzione alternava al lavoro dei campi. L'atto di nascita fu redatto in francese, appartenendo in quegli anni Busseto e il suo territorio all'Impero francese creato da Napoleone.



Pur essendo un giovane di umile condizione sociale, riuscì tuttavia a seguire la propria vocazione di compositore grazie alla buona volontà e al desiderio di apprendere dimostrato. L'organista della chiesa di Roncole, Baistrocchi, lo prese infatti a benvolere e gratuitamente lo iniziò allo studio della musica e alla pratica dell'organo. Più tardi, Antonio Barezzi, un negoziante amante della musica e direttore della locale società filarmonica, convinto che la fiducia nel giovane non fosse mal riposta, divenne suo mecenate e protettore aiutandolo a proseguire gli studi intrapresi.





La casa natale di Giuseppe VerdiVerdi manifestò precocemente il proprio talento musicale, come testimonia la scritta posta sulla spinetta dal cembalaro Cavalletti, che nel 1821 la riparò gratuitamente "vedendo la buona disposizione che ha il giovinetto Giuseppe Verdi d'imparare a suonare questo istrumento". La prima formazione del futuro compositore avvenne tuttavia sia frequentando la ricca biblioteca della Scuola dei Gesuiti a Busseto, ancora esistente, sia prendendo lezioni da Ferdinando Provesi, maestro dei locali filarmonici, che gli insegnò i principi della composizione musicale e della pratica strumentale. Verdi aveva solo quindici anni quando, nel 1828, una sua sinfonia d'apertura venne eseguita, in luogo di quella di Rossini, nel corso di una rappresentazione de Il barbiere di Siviglia al teatro di Busseto. Nel 1832 si stabilì a Milano, grazie all'aiuto economico di Antonio Barezzi e ad una "pensione" elargitagli dal Monte di Pietà di Busseto. A Milano tentò inutilmente di essere ammesso presso il locale prestigioso Conservatorio e fu per diversi anni allievo di Vincenzo Lavigna, maestro concertatore alla Scala. Nel 1836 sposò Margherita Barezzi, ventiduenne figlia del suo benefattore, con la quale due anni più tardi andò a vivere a Milano, in una modesta abitazione. Nel 1839 riuscì finalmente, dopo quattro anni di lavoro, a far rappresentare la sua prima opera alla Scala: era l'Oberto, Conte di San Bonifacio, su libretto originale di Antonio Piazza, largamente rivisto e riadattato da Temistocle Solera. L'Oberto era un lavoro di stampo donizettiano, ma alcune sue peculiarità drammatiche piacquero al pubblico tanto che l'opera ebbe un buon successo e quattordici repliche.
dottor.g94
2010-06-08 13:55:37 UTC
era un compositore.


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